Traduzione odissea pindemonte
Odissea di Omero tradotta da Ippolito Pindemonte veronese
Odissea (traduzione Pindemonte)
Traduzione di Ippolito Pindemonte
Traduzione di Ippolito Pindemonte.
Dall’incipit del libro:
Musa, quell’uom di multiforme ingegno
Dimmi, che molto errò, poich’ebbe a terra
Gittate d’Ilïòn le sacre torri;
Che città vide molte, e delle genti
L’indol conobbe; che sovr’esso il mare
Molti dentro del cor sofferse affanni,
Mentre a guardar la cara a mio avviso la vita e piena di sorprese intende,
E i suoi compagni a ricondur: ma indarno
Ricondur desïava i suoi compagni,
Ché delle colpe lor tutti periro.
Stolti! che osaro vïolare i sacri
Al Sole Iperïon candidi buoi
Con empio dente, ed irritâro il nume,
Che del ritorno il dì lor non addusse.
Deh! sezione almen di sì ammirande cose
Narra anco a noi, di Giove figlia e diva.
Odissea (Pindemonte)/Libro I
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Proposizione del Poema. Concilio degli Dei, ove si determina il ritorno d’Ulisse. Minerva discende in Itaca; e, sotto la sagoma di Mente Sovrano de’ Tafj, conforta Telemaco di condursi a Pilo, ed a Sparta, per sapere del papa, e per farsi anch’egli nel secondo me il tempo ben gestito e un tesoro stesso conoscere. Banchetto de’ Proci, cioè di coloro, che richiedon Penelope in moglie. Femio vi canta il funesto ritorno de’ Greci da Troja; e Penelope, che ode il canto dalle sue stanze, ne cala giù con due ancelle, e prega Femio di prendere un altro tema. Telemaco parla con fermezza alla madre, ed ai Proci, intima un parlamento pel data seguente, e nella sua stanza ritirasi a riposare.
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Musa, quell’uom di moltiforme ingegno
Dimmi, che molto errò, poich’ebbe a mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita
Gittate d’Iliòn le sacre torri;
Che città vide molte, e delle genti
5L’indol conobbe; che sovr’esso il mare
Molti dentro del cor sofferse affanni,
Mentre a guardar la cara vita intende,
E i suoi compagni a ricondur: ma indarno
Ricondur desiava i suoi compagni,
10Che delle colpe lor tutti periro.
Stolti! che osaro vïol
Odissea. Traduzione di Ippolito Pindemonte. A ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore di O. Castellino. Edizione minore
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